“Terzo Mondo” è un termine che oramai viene usato con un significato diverso da quello originale, ma di fatto di riferisce ai paesi sottosviluppati. Ebbene per quanto questi siano paesi davvero ancora poco sviluppati, potrebbero però essere un immenso bacino di utenza per le criptovalute!
Ci sono infatti 3 fattori che possono far credere che potrebbero avere in futuro un impatto notevole nel settore:
- sono miliardi le persone che vivono in paesi sottosviluppati
- in molti di questi paesi le monete statali sono poco più che carta straccia (vedi lo Zimbabwe, o anche il Venezuela)
- in molti di questi paesi lo Stato impone controlli di capitale che non consentono di disporre liberamente del proprio denaro.
Ebbene, le criptovalute risolvono completamente il secondo ed il terzo punto. Sono delle ottime monete (soprattutto Bitcoin), in genere non si svalutano, sono globali, e non sono censurabili. Tuttavia, proprio per questi motivi, hanno anche un difetto: non piacciono agli Stati (soprattutto a quelli che emettono moneta-straccia, o che vogliono fare controlli di capitali).
Tuttavia sebbene in molti paesi del Terzo Mondo gli Stati stessi potrebbero ostacolarle (come il Vietnam che ne ha vietato l’uso), in realtà il loro utilizzo è inarrestabile (“unstoppable“): è sufficiente uno smartphone collegato ad Internet per operare, senza limiti (e senza controlli).
Nei paesi in via di sviluppo lo smartphone è il dispositivo tecnologico preferito in assoluto, spesso addirittura l’unico. Dopo cibo e vestiti spesso è il primo acquisto che le persone fanno: infatti il numero di smartphone in uso nei paesi in via di sviluppo è semplicemente immenso. Ora domandatevi: cosa succederà quando queste persone si accorgeranno che le criptovalute sono meglio delle monete degli Stati in cui vivono? Potrebbero iniziare ad usarle in milioni (forse miliardi)!
Certo, c’è sempre il rischio che gli Stati si oppongano al loro utilizzo, ma diciamocelo: cosa possono realmente fare per impedirlo? Persino la Cina non è riuscita a bloccarne l’utilizzo nonostante abbia addirittura bloccato gli exchange. E visto che questi Stati in via di sviluppo sono spesso anche deboli, immaginare che siano davvero in grado di fermare il diffondersi delle criptovalute è perlomeno azzardato.
Pertanto i presupposti per la diffusione delle criptovalute nei paesi sottosviluppati c’è (esiste già anche addirittura un exchange dello Zimbabwe stesso…): basta che si “inneschi la miccia” e potremmo trovarci milioni e milioni di nuovi utilizzatori. La miccia potrebbero essere delle App in lingua locale che rendessero molto semplice il oro utilizzo (ovvero nulla di complicato).
Quando avverrà la diffusione delle criptovalute nel Terzo Mondo? Difficile a dirsi, ma probabilmente quando avverrà potrebbe essere “di botto”…