Da un po’ di tempo il governatore della banca centrale USA (la Fed) afferma che potrebbero essere necessari ancora altri due aumenti dei tassi entro fine anno.
I mercati però non gli credono.
Infatti danno altamente probabile un ulteriore aumento di 25 punti base a luglio, ma poi prevedono che non ve ne saranno altri. Inoltre danno come ipotesi più plausibile quella di una riduzione di 25 punti base a maggio dell’anno prossimo.
Il fatto è che, effettivamente, nel corso degli ultimi tre anni le dichiarazioni di Jerome Powell non sempre si sono rivelate affidabili, quindi non è particolarmente strano che i mercati non gli credano.
Il motivo dietro questa diffidenza è che tassi così tanto alti fanno male all’economia, tanto che potrebbero concorrere a dare il via ad una recessione. Si crede pertanto che la Fed sarà costretta a non aumentarli troppo.
Però i dati che provengono dall’economia reale sembrano invece dare ragione a Powell.
Infatti negli USA non ci sono chiari indicatori di recessione in atto, ed alcuni dati che riguardano ad esempio il mondo del lavoro sono addirittura particolarmente buoni.
Tutto ciò rende ancora più difficile la riduzione dell’inflazione – che è l’obiettivo principale della Fed in questo momento – tanto che l’inflazione core (quella che interessa di più alla banca centrale) non sta calando molto.
Quindi in questo momento i dati sembrerebbero suggerire che Powell possa avere ragione, ed i mercati torto.
Se sarà effettivamente così, i mercati dovranno per forza correggere la rotta prima o poi, e lo potrebbero fare con un ulteriore calo. D’altronde le borse USA è da quasi quattro mesi che sono di fatto positive, quindi un ritracciamento ci starebbe…
Se poi dovessero arrivare sia il secondo aumento dei tassi che la recessione, potrebbero anche stornare di brutto.
Comunque sia, mercoledì 12 verranno pubblicati i dati aggiornati dell’inflazione a giugno negli USA, e quel dato potrebbe chiarire molte cose, in un senso o nell’altro.