La Cina è uno dei Paesi più attivi nell’ambito delle criptovalute. Infatti a causa dei controlli di capitali imposti sui conti correnti bancari e sulle transazioni internazionali in valute legali, le criptovalute sono molto utilizzate dai cinesi proprio perchè non è possibile in alcun modo imporre alcun controllo sui capitali trasferiti con le criptovalute.
Quindi non stupisce affatto la grande attenzione che lo Stato stesso in Cina pone nei confronti delle criptovalute. E’ infatti di pochi giorni fa la notizia che la Cina sta testando una sua criptovaluta!
Per quanto se ne sa ad oggi la nuova “criptovaluta di stato” cinese non è ancora in circolazione, ma per ora è solo in fase di test. Quindi potrebbe anche non entrare mai in funzione, o ad esempio potrebbe essere introdotta solo per ciò che concerne le cosiddette “transazioni interbancarie” (ovvero tra banche), ma il fatto stesso che sia in atto un test reale su una criptovaluta di stato è una notizia. Oltretutto visto che il mercato cinese è di fatto il più importante per le criptovalute, questo test è da tenere in serissima considerazione.
Ovviamente, come sempre quando si parla di cose che hanno a che fare con lo Stato cinese, le informazioni a riguardo sono pochissime, ma vista la situazione delle banche cinesi questo test non stupisce affatto: una criptovaluta potrebbe ridurre drasticamente le frodi, essere facilmente tracciata, e ridurre al minimo i tempi di trasferimento del denaro.
D’altronde anche l’India sta piano piano accettando le criptovalute come uno strumento utile e sicuro, e se la Cina introdurrà la propria criptovaluta di stato nel sistema di scambi interbancari la consacrazione per le criptovalute potrebbe essere definitiva e totale.
La notizia è stata data da Yao Qian, direttore del dipartimento tecnologico della People’s Bank of China (la banca centrale cinese: quella che emette il renmimbi, per intenderci), che dice che la tecnologia per gestire le transazioni in questa nuova criptovaluta di stato potrebbe non essere basata su Blockchain per evitare colli di bottiglia a causa dell’elevato numero di transazioni che dovrebbe gestire (e che la blockchain non sarebbe in grado di supportare). Però ci sarebbe comunque un registro distribuito su rete P2P che servirebbe ad accertare la proprietà delle quantità di denaro nella nuova criptovaluta.
Quindi non sarà affatto una replica del Bitcoin, ma una criptovaluta ibrida in parte gestita con sistemi tradizionali, in parte gestita con il registro distribuito delle transazioni. Ne sapremo di più quando i test saranno terminati e la PBoC svelerà i dettagli dell’iniziativa.