Non molti lo sanno, ma grazie al Decreto Semplificazioni 2019 in Italia i dati registrati su blockchain pubblica decentralizzata oramai hanno valore legale. Ovvero, in altri termini, ciò che viene registrato ad esempio sulla blockchain di Bitcoin può addirittura essere usato come prova in tribunale.
Tuttavia trattandosi di un registro pubblico si potrebbe pensare che registrare ad esempio un documento sulla blockchain di Bitcoin significhi renderlo visibile a tutti: no, non è così.
Il processo infatti è detto “tokenizzazione“, e prevede la produzione di un hash (ovvero una stringa di testo crittografata) che identifica in modo univoco un documento, e che può essere registrato in blockchain al posto del documento stesso. A questo punto, anche se la blockchain è pubblica, ad essere visibile a tutti sarà solo l’hash crittografato, mentre il documento non sarà reso pubblico. L’hash rappresenta in modo univoco il documento, quindi la sua registrazione in blockchain attesta con validità legale che quel documento al momento della registrazione in blockchain esisteva già ed aveva quel preciso contenuto.
Insomma, è sufficiente realizzare in modo intelligente il documento (ovvero inserendovi esplicitamente anche le informazioni riguardo l’autore e la proprietà del documento, in modo chiaro e leggibile), per poter poi usare la registrazione in blockchain dell’hash come prova legale della data ed ora della registrazione del documento, e del suo contenuto.
In altre parole se avete un’opera del vostro ingegno da proteggere potreste inserirla in un file leggibile, creare l’hash del file e registrarlo ad esempio sulla blockchain di Bitcoin in un’apposita transazione: in questo modo in futuro potrete certificare davanti alla legge che quel file, con quel contenuto, è stato registrato in blockchain ad una certa data. Tutto questo ovviamente prima di inviare quel file, o il suo contenuto, a chiunque. L’importante sarà non perdere quel file, perchè è il file ad essere certificato in questo modo! Ricordatevi infatti che il file non sarà registrato in blockchain, e che dall’hash crittografato non è possibile recuperarlo: se perdete il file non avete più nulla di dimostrabile in mano…
Per procedere avete due strade:
- o fate tutto voi a mano
- oppure vi affidate ad uno strumento che lo faccia per voi.
Per fare voi manualmente dovete per prima cosa generare l’hash SHA256 ad esempio con un servizio come OpenTimestamps (viene fuori qualcosa tipo c70bd1ac2e7a549a103a2ba5146863f98dfc392b0c831745373511b719cbf39f), e poi inserirlo ad esempio come commento in una transazione di bitcoin da un indirizzo ad un altro. Questa procedura è consigliata solo a chi sa bene cosa sta facendo…
La seconda soluzione è quella di affidarsi a servizi come ad esempio Notary di Bitcoin.com, che con una spesa minima vi dà la possibilità di caricare il documento, e registrarne l’hash sulla blockchain di Bitcoin Cash inviando BCH ad un indirizzo.
Ci sono anche altri servizi simili, come Proof Of Existence o Binded: sappiate che una volta registrato l’hash su una blockchain pubblica (che sia quella di Bitcoin, o di Bitcoin Cash, o di Ethereum), questo sarà per sempre visibile a tutti, anche se la piattaforma che avete usato per generarlo dovesse chiudere. Quindi scegliete pure quella che volete, a patto che la prova sia una transazione su una blockchain pubblica visibile tramite explorer (ovvero uno di quei siti che mostrano le transazioni). E, ripeto: mi raccomando, non perdete il file che avete certificato in questo modo! Altrimenti sarà stato tutto inutile.