Bithumb è un exchange coreano. Anzi, il quinto al mondo per volume secondo Coinmarketcap.
Recentemente ha pubblicato il suo primo rapporto che descrive nel dettaglio le sue prestazioni finanziarie e le riserve conservate in 12 criptovalute.
Secondo questo rapporto l’exchange ha 220 dipendenti e 15 azionisti. Nel 2017 ha generato in ricavi operativi per circa 312 milioni di dollari, e secondo il Korea Times la società ha dichiarato che le sue riserve di criptovalute alla fine del 2017 erano di circa 6 miliardi di dollari. Si tratta del valore complessivo dei token depositati dai loro clienti sui loro wallet soprattutto in BTC, ETH, DASH, LTC, ETC, XRP, BCH, XMR, ZEC, QTUM, BTG e EOS: a fine 2017 il valore di tutti questi token era pari a 5,9186 miliardi di dollari.
Il sette percento di questi token in realtà sono proprio di proprietà di Bithumb (circa 390 milioni di dollari), mentre il resto sono i depositi che custodiscono per conto dei loro clienti.
Questo dato deve far riflettere. Innanzitutto riguardo il ruolo che gli exchange hanno in questo mercato. Ma soprattutto dal punto di vista della sicurezza: come vengono conservati quei token? Sono davvero ben protetti? I numerosi casi di furti ad exchange verificatisi in passato fanno presumere che, alla luce di questi dati, possano attirare davvero moltissime attenzioni da parte di criminali informatici alla ricerca di “forzieri da svuotare”.
Infatti la conservazione dei token è probabilmente uno degli aspetti in assoluto più problematici di questo settore: il consiglio che in genere si dà è quello di fare molta attenzione a come vengono conservati i propri token, e dove. Meglio conservarli in wallet di proprietà, possibilmente non connessi ad Internet nel caso in cui si avesse l’esigenza di conservare grandi cifre per lungo periodo. In alternativa meglio conservarli su software sicuri e su macchine molto ben protette.
Fonte: news.bitcoin.com/korean-exchange-bithumb-reserves-worth-6-billion-12-cryptocurrencies