Ad inizio 2021, durante il primo impeto dell’ultima grande bullrun, il prezzo di Bitcoin raggiunse i 64.000$ a metà aprile.
Poi iniziarono i problemi “cinesi”…
In particolare la Cina a maggio 2021 emise un divieto totale sia per il mining che per lo scambio di criptovalute sugli exchange.
E così il prezzo si dimezzò, scendendo anche sotto i 30.000$, in particolare perchè vennero a mancare di colpo i capitali cinesi, ovvero la maggior parte dei capitali provenienti dagli investitori retail cinesi (i comuni cittadini), storicamente piuttosto consistenti.
Probabilmente non è un caso che il secondo impeto di quella bullrun si sia fermato a 69.000$, a novembre dello stesso anno, impedendo così al prezzo di BTC di raggiungere i tanto attesi 100.000$.
Con i capitali cinesi il primo impeto fu poderoso, mentre senza i capitali cinesi il secondo impeto fu molto timido, soprattutto se rapportato al primo.
Ma, attenzione: i capitali dei retail cinesi stanno tornando.
Infatti ad Hong Kong (capitale finanziaria della Cina) stanno per rendere nuovamente legale lo scambio di criptovalute agli investitori e speculatori retail, quindi potrebbero tornare quei capitali che vennero a mancare nella seconda parte della bullrun del 2021.
Non è affatto scontato che ciò accada, ma perlomeno ora finalmente ci sono di nuovo le condizioni perchè ciò avvenga. Di fatto sono due anni che tali condizioni non si verificano.
Praticamente a giugno verrà recuperata l’anomalia caratterizzata dalla mancanza di grossi capitali cinesi retail sui mercati crypto che ha contraddistinto gli ultimi due anni.
Se son rose…