A riconoscere che bitcoin fosse qualcosa dotato di un valore economico ci aveva già pensato un tribunale coreano.
Ma questa volta a pronunciarsi è un tribunale europeo, di una nazione (i Paesi Bassi) che fa parte sia della UE che della Zona Euro. Quindi la sentenza ECLI:NL:RBAMS:2018:869 del tribunale di Amsterdam potrebbe creare un precedente interessante anche per noi.
Si tratta di una causa per fallimento. Il querelante ha citato la società KOINZ TRADING BV per un credito non pagato. Si trattava di proventi derivanti da mining di bitcoin, per un totale di 0,591 BTC.
Una precedente sentenza del 17 gennaio 2018 del tribunale di Midden-Nederland ha condannato la società a pagare questa somma, pena una sanzione fino ad un massimo di 10mila euro (ad oggi 0,591 BTC valgono circa 4.155 €). La società però non ha pagato. Questa nuova sentenza del tribunale di Amsterdam ha ordinato che se la società non pagherà deve essere dichiarata insolvente.
Nel riepilogo della sentenza si legge esplicitamente che:
“Un bitcoin consiste, secondo il tribunale, in una serie unica di numeri e lettere crittografati digitalmente memorizzati sul disco rigido del computer del titolare del diritto. I bitcoin vengono “consegnati” inviando bitcoin da un portafoglio all’altro. I bitcoin sono file di valori autonomi, che vengono consegnati direttamente al beneficiario dal pagatore in caso di pagamento. Ne consegue che un bitcoin rappresenta un valore ed è trasferibile. Secondo la corte, mostra quindi le caratteristiche di un diritto di proprietà. Pertanto, una richiesta di pagamento in bitcoin deve essere considerata come un’indicazione che si qualifica per la verifica.“
(Il precedente testo è tradotto dall’olandese con Google Translate).
I due punti salienti sono:
- “un bitcoin rappresenta un valore ed è trasferibile“
- “mostra quindi le caratteristiche di un diritto di proprietà“.
Visto che le sentenze “fanno giurisprudenza”, ora possiamo dire che la Giustizia dei Paesi Bassi d’ora in poi considererà il bitcoin come un valore (trasferibile), per il quale vale il diritto di proprietà. Ricordiamo che i token fisicamente stanno sulla blockchain, ovvero su un registro distribuito online di cui esistono migliaia di copie identiche sparse in tutto il mondo, e non sui dispositivi dei loro proprietari (che non devono quindi avere il possesso o la detenzione della blockchain per poter avere la proprietà dei token). Pertanto una sentenza che sancisca che vale il “diritto di proprietà”, sebbene non ci sia il possesso fisico dei token (ma solo quello della chiave privata), sancisce un concetto importantissimo per i diritti che i possessori di BTC possono vantare pur non possedendo fisicamente i token.
Inoltre il fatto che i BTC siano riconosciuti avere un valore economico trasferibile (a prescindere dall’entità dello stesso) rende chiaro che possono essere utilizzati come mezzo di scambio (ovvero di pagamento). Non è ancora un riconoscimento ufficiale del loro utilizzo come moneta, ma sembrerebbe essere un primo passo in questo senso.
Fonte: uitspraken.rechtspraak.nl/inziendocument?id=ECLI:NL:RBAMS:2018:869