Sui mercati crypto ci sono ormai decine di migliaia di token e criptovalute.
La stragrande maggioranza di questi sono stati messi sui mercati primariamente per “raccogliere fondi”, promettendo in cambio “lauti guadagni” senza far nulla.
In altre parole sono stati venduti come una forma di “investimento”, che prevede che il guadagno sia generato dal loro aumento del valore di mercato grazie al lavoro di ulteriore sviluppo o marketing di chi li ha lanciati.
Questo è a tutti gli effetti configurabile come un contratto di investimento implicito, cosa che fa di quei token e di quelle criptovalute di fatto security non registrate.
Badate bene: Bitcoin NON rientra in questa definizione, quindi sicuramente non è una security (ma una commodity).
Pertanto se avete acquistato un token nella speranza che chi lo ha emesso ne faccia aumentare il valore di mercato, facendovi guadagnare, allora molto probabilmente avere acquistato una security.
Il problema è che per legge le security possono essere messe sul mercato solo dopo aver ottenuto l’approvazione delle autorità grazie alla registrazione presso le apposite agenzie (Consob in Italia, SEC negli USA, eccetera).
Ciò fa sì che, molto probabilmente, la stragrande maggioranza dei token e delle criptovalute sia stata messa sui mercati in modo illecito.
A questo punto è possibile immaginare che prima o poi le autorità intervengano per costringere gli exchange centralizzati a rimuovere quelle security non registrate. Sarebbe quella che qualche mese fa definivo l’apocalisse delle criptovalute.
Quante criptovalute rimarranno?
Temo poche, se non addirittura pochissime.
Quali?
Bitcoin sicuramente. Altre in questo momento non saprei (ma credo ce ne saranno).