Ieri Reuters ha riferito che è stata depositata presso il tribunale federale di Manhattan una proposta di class action contro Elon Musk.
L’accusa è quella di insider trading, e di aver manipolato il prezzo di Dogecoin (DOGE).
In effetti il prezzo di DOGE nel corso degli anni non aveva mai superato i 2 centesimi di dollaro prima che Musk iniziasse a parlarne.
Dogecoin è sbarcato sui mercati crypto addirittura nel 2014, e prima del 2021 al massimo era arrivato ad un prezzo di 1,3 centesimi di dollari.
E invece, dopo sette anni, di colpo a gennaio 2021 il suo prezzo ha iniziato ad impennarsi, fino ad arrivare alla clamorosa cifra di 73 centesimi pochi mesi dopo, quando Elon Muk partecipò al Saturday Night Live in veste di “Dogefather”.
Il prezzo attuale di circa 7 centesimi è ancora enormemente superiore agli 1,3 del picco del precedente ciclo, ma è del 90% inferiore al massimo storico toccato un paio di anni fa.
La denuncia dei querelanti è che Musk abbia utilizzato post su Twitter, influencer pagati, ed altre “trovate pubblicitarie” per fare trading con profitto a loro spese attraverso diversi wallet Dogecoin controllati da lui o da Tesla.
In altre parole li avrebbe convinti a comprare DOGE in bolla mentre lui invece vendeva con profitto.
Inoltre è anche accusato di aver incassato circa 124 milioni di dollari vendendo Dogecoin ad aprile di quest’anno dopo aver fatto sostituire il logo di Twitter con quello del cane di Dogecoin: tale sostituzione aveva portato ad una crescita improvvisa del prezzo del 30%, fino ad oltre 9 centesimi di dollaro.
Di fatto l’accusa è quella di frode.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Alvin Hellerstein ha affermato che “probabilmente” accetterà la denuncia.