Il Presidente USA vuole aumentare le tasse sul mining: problemi per Bitcoin?

Ieri sul blog ufficiale della Casa Bianca è stato pubblicato un post dedicato specificatamente al mining crypto.

Il post rivela che il Presidente USA Joe Biden ha proposto di aggiungere una nuova tassa al mining crypto.

Si tratterebbe della cosiddetta accisa DAME (Digital Asset Mining Energy), che prevede l’applicazione di un extra-costo del 30% sui consumi di elettricità utilizzata per il cryptomining.

Il post sostiene che attualmente negli Stati Uniti le aziende di cryptomining scaricano i costi esterni sulla collettività, sotto forma di inquinamento ambientale locale, prezzi dell’energia più elevati ed impatto dell’aumento delle emissioni di gas serra sul clima. Inoltre afferma che questa attività non genera benefici economici locali e nazionali, perchè vi sarebbero poche prove di benefici per le comunità locali sotto forma di occupazione o opportunità economiche.

Stando al grafico citato nel post, il mining crypto in USA consuma più dei computer, ma meno dei televisori, e la nuova accisa DAME stimano che potrebbe raccogliere 3,5 miliardi di dollari in 10 anni.

Da notare che il post si preoccupa anche marginalmente del fatto che gli USA con questa nuova tassa potrebbero perdere il predominio mondiale sul mining crypto, e cita la Cina come esempio (ovvero non certo un esempio di libertà…).

Per Bitcoin in realtà non ci sarebbe alcun problema.

Innanzitutto il prezzo di mercato di BTC non dipende dal costo del mining, ma viceversa.

Inoltre Bitcoin non necessita di consumi energetici elevati, che sono frutto solamente di decisioni autonome ed arbitrarie dei miner.

Infine non necessita nemmeno che gli USA rimangano leader del mining, perchè ad esempio fino al 2021 il paese leader in tal senso era la Cina e Bitcoin non aveva comunque alcun problema.

Quindi su Bitcoin l’eventuale applicazione dell’accisa DAME negli USA non avrebbe nessuna importante conseguenza. Gli unici a rimetterci sarebbero i miner statunitensi, a vantaggio di coloro che minano in altri paesi dove il costo dell’elettricità è inferiore.